Perché gli Ultras sono contrari alle squadre B?
Negli ultimi anni il tema delle squadre B è tornato a far discutere nel panorama calcistico italiano. Introdotte con l’obiettivo di far crescere giovani talenti senza mandarli in prestito, queste formazioni hanno trovato un’opposizione ferrea da parte del movimento ultras. Ma perché gli ultras si oppongono così duramente alle seconde squadre?
In questo articolo analizzeremo le ragioni di questa contrarietà, dal punto di vista della mentalità ultras, della tradizione calcistica e della struttura dei campionati.
1. Il calcio dei territori contro il calcio delle élite
Uno dei principi cardine del tifo organizzato è la difesa delle realtà calcistiche locali. Le squadre B, inserite nei campionati professionistici, rappresentano una minaccia diretta per i club storici, spesso radicati in città di provincia con una lunga tradizione.
L’ingresso delle seconde squadre nei campionati di Serie C e potenzialmente in Serie B crea un pericoloso precedente:
Meno spazio per le squadre tradizionali → Un club storico con un forte radicamento locale potrebbe perdere il posto in favore di una squadra B di un club di Serie A.
Alterazione della competizione → Le squadre B non lottano per la promozione o la salvezza, falsando i campionati e privandoli del loro valore sportivo.
Sfruttamento dei campionati minori → I club di A utilizzano la Serie C come un "parcheggio" per giovani e riserve, snaturando il valore del torneo.
Gli ultras, da sempre vicini alle squadre delle proprie città, vedono in questo sistema un ulteriore passo verso la trasformazione del calcio in un prodotto per pochi, a scapito delle realtà locali.
2. Un calcio sempre più distante dai tifosi
Le seconde squadre sono espressione di un modello di calcio aziendale, sempre più distante dai valori della passione e dell’appartenenza. Gli ultras combattono da sempre contro la mercificazione del calcio, e le squadre B rappresentano un altro tassello di questo processo:
Meno identità, più business → Una seconda squadra non ha una tifoseria propria, non ha una storia né un’identità territoriale. È solo un’emanazione di una società madre.
Nessun attaccamento alla maglia → I giocatori delle squadre B sanno di essere solo in transito, senza alcun legame con la città o i tifosi. Questo contrasta con il concetto di fedeltà ai colori, fondamentale per gli ultras.
Stadi vuoti e zero aggregazione → Le seconde squadre non attirano tifosi veri, e le loro partite si giocano spesso in stadi semivuoti.
Il calcio senza tifosi non è nulla, e le squadre B rappresentano proprio questo: un calcio senz’anima, dove l’unico obiettivo è la valorizzazione dei giovani di un club d’élite, non il sostegno di una comunità locale.
3. Il pericolo di un modello simile alla Spagna e alla Germania
Le seconde squadre sono presenti da anni in paesi come Spagna e Germania, dove militano nei campionati inferiori, privando i club storici di opportunità. Questo modello rischia di trasformare il calcio italiano in una lega chiusa, dove le grandi squadre diventano ancora più potenti e le piccole vengono schiacciate.
Negli ultras è forte la paura che il calcio italiano possa seguire questa deriva, riducendo il numero di squadre indipendenti e trasformando la Serie C e la Serie B in semplici campionati di formazione per i club di A.
L'Italia ha una storia calcistica unica, fatta di squadre di provincia che hanno scritto pagine epiche del calcio. Le seconde squadre minano questa storia, favorendo un modello elitario dove solo le grandi contano.
4. L’effetto sui gruppi ultras
Le squadre B non hanno tifosi e, di conseguenza, non hanno curve. Questo porta a un impatto negativo anche sul movimento ultras:
Meno trasferte, meno aggregazione → Se una squadra storica viene sostituita da una seconda squadra, sparisce anche il movimento ultras legato a quel club.
Derby e rivalità snaturate → Una seconda squadra non può avere rivalità storiche, eliminando il pathos di certe sfide.
Repressione e controllo → Il sistema delle squadre B si inserisce in un contesto più ampio di controllo e normalizzazione del tifo, dove la passione delle curve viene sempre più marginalizzata.
Conclusione: difendere il calcio vero
Gli ultras combattono le squadre B perché rappresentano un attacco diretto all’identità del calcio italiano. Il pallone non è solo business, ma cultura, appartenenza e territorio. Le curve lottano per mantenere vivo un calcio in cui la passione viene prima degli interessi economici, e le squadre B vanno nella direzione opposta.
Difendere le squadre storiche, opporsi alla mercificazione e preservare l’essenza del calcio popolare: ecco perché gli ultras dicono NO alle seconde squadre.
Il futuro del calcio passa anche dalla resistenza di chi vive lo stadio con il cuore, e non con il portafoglio.
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